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Chiesa di San Fiorano

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Ti sei preparata per la guerra perchè vuoi la pace.*

La chiesetta di San Fiorano come la ammiriamo oggi è cosa modesta rispetto a quell’antico e importante monastero che in antichità sorgeva sul ronco a dominare tutta la pianura. Le sue origini si intrecciano con l’avvento del Cristianesimo a Brescia. A qualcuno piace tramandare la leggenda secondo cui si decise di costruire una chiesa là dove sgorgava una fonte dedicata alla dea Flora. E qualcun’altro sostiene che qui sarebbero stati battezzati i santi Faustino e Giovita, primi martiri bresciani: la fonte sarebbe scaturita miracolosamente in quell’occasione e i bresciani sarebbero accorsi numerosi per ricevere prima il battesimo e poi l’eucarestia. Alcuni storici invece fanno risalire la fondazione del monastero all’epoca longobarda sulla base del ritrovamento, nel 1516, della lapide funeraria del duca longobardo Alachi (Alahis Dux, il Signore della città di Brescia, “il quale impiegò la sua autorità in vantaggio dei sudditi, ed in procurare la pubblica felicità” ). La dipartita del duca si colloca infatti nell’anno 573. Altri storici infine stabiliscono la nascita del monastero in giorni ancora più remoti, nel III secolo d.C., poichè si vuole che qui fossero sepolti i vescovi Calimero e Anatalone (poi divenuti Santi).

Tra miti, folclore e forse anche qualche verità, con certezza assoluta si fa originare il culto del santo, diffuso in tutta Europa durante il medioevo, dall’Abbazia di San Fiorano d’Austria (a Heiligenstadt).

I primi documenti che certificano la presenza della chiesa risalgono al 1023. Nel 1173 San Fiorano viene dato in custodia alla abbadessa Richelda de Saliis che qui amministra splendidamente un convento di Monache Agostiniane e che s’imbatte nel rinvenimento delle reliquie di San Calimero (1175) durante alcuni interventi di rinnovamento del monastero. Nonostante per due secoli, sotto la guida delle Agostiniane, il monastero splenda nel suo massimo fulgore, già verso la fine del XIV secolo il convento inizia a declinare verso l’abbandono. È così che, all’inizio del 1400, padre Matteo proveniente da San Domenico di Castello a Venezia, giunto a Brescia, si installa con alcuni compagni proprio a San Fiorano. Anche i Domenicani si incapricciano del meraviglioso sito ma la rinascita del complesso conventuale ha vita breve: sul finire del 1438 Niccolò Piccinino, a capo delle truppe milanesi, circonda Brescia per tre lunghi mesi e proprio da San Fiorano sferra gli attacchi con le sue micidiali bombarde. Viene respinto ma la distruzione del monastero e del suo ronco è totale: le successive opere di ripristino, nonostante i notevoli sforzi, non porteranno più ad una completa ricostruzione del complesso. In questa occasione vengono probabilmente realizzati gli affreschi con le storie della vita di San Calimero e dei santi Faustino e Giovita riscoperti verso la metà dell’ottocento.

Nel giro di pochi anni, la collocazione strategica lo rende indispensabile per nuove tattiche militari. Nel febbraio del 1512, il malvagio Gaston de Foix massacra Girolamo Negroboni e i suoi 1000 fanti accampati a San Fiorano durante la fallimentare congiura organizzata da Luigi Avogadro per cacciare gli odiosi francesi dalla città e ricondurla sotto il dominio di Venezia. Pochi giorni più tardi, è il sacco di Brescia e i francesi conquistano e distruggono il monastero. E solo quattro anni più tardi, nel 1516, viene coinvolto, insieme a tutti gli altri conventi extraurbani, nelle sistematiche distruzioni della spianata veneta voluta dalla Repubblica di Venezia con lo scopo di rafforzare le difese della città. La Serenissima stanzia un indennizzo di 500 ducati per ciascun convento distrutto mentre papa Leone X dispone che tutte le reliquie vengano trasferite in San Clemente in attesa di ripristinare il convento di San Fiorano.

Sul ronco devastato resiste ancora una piccola cappella che non smette di richiamare i devoti. E su questi miseri resti, a circa un secolo dalla distruzione, padre Floriano Canali dei Canonici Regolari di San Giovanni, a spese del Comune, fa ricostruire una piccola chiesa assorbendo i ruderi del vecchio convento. Così nasce l’edificio che si è conservato per noi fino ad oggi: questo piccolo santuario d’ora in poi non subirà grandi trasformazioni nè subirà le scorribande di don Pietro Boifava e la sua cricca, stanziati qui, a San Gottardo e ai Medaglioni, in attesa di entrare in città durante le X giornate.

Il 23 dicembre 1837, Angelo Bonomini, con un lascito all’ospedale Maggiore di Brescia, chiede di costruire un tempietto funerario sul ronco retrostante San Fiorano per contenere le sue spoglie, quelle del socio Giuseppe Simoni e dell’arciprete Giovan Battista Bonomini (ma mai le conterrà). Il celeberrimo tempietto neogotico (Tomba del Cane) viene realizzato nel 1855 da Rodolfo Vantini.

Nel 1934 don Beniamino Zamboni fa restaurare e decorare la chiesa. Poco tempo dopo, nel 1935, la chiesa e i terreni annessi vengono venduti dall’allora proprietaria Eloisa Pasquali Pressi al Comune di Brescia. La nuova situazione non modifica il ruolo del cappellano che presto diventa Parroco della nuova Parrocchia di San Gottardo.

Contemporaneamente, i lavori di costruzione per la strada Panoramica iniziati nel 1932 si arrestano proprio a San Fiorano, sulla soglia del cancello oltre il quale si estendono i terreni di proprietà dell’Ospedale Maggiore (e la tomba del Bonomini) acquisite dopo il lascito del Bonomini. Solo nel 1950, quando la Società Funivie della Maddalena Spa e la società Immobili Urbani Rustici sollecitano la progressione dei lavori, la strada riprende ad avanzare e la chiesa si assesta sul suo lato destro, là dove la troviamo oggi.

Don Enrico Bonazza nel 1968 e poi il parroco Arnaldo Morandi nel 2003 predispongono nuovi lavori di restauro per ripristinare sia la chiesetta sia la tomba del Bonomini.

*Quote: Hernan Huarache Mamani "La profezia della curandera"


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  • This bitter earth oh may not be so bitter after all.

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