E’ il vescovo Gianfrancesco Barbarigo ad insistere per dedicare la chiesetta alla Madonna del Patrocinio ed il giorno stesso in cui viene benedetta si alza un temporale di grandine, lasciandone i graffi sulla facciata fresca di calce. E’ una costruzione modesta ma grazie al diffondersi della fama dei miracoli compiuti dalla Vergine del Patrocinio si fa varco nei cuori contadini attirando l’attenzione di un pubblico sempre più allargato e, successivamente, rendendo possibile la costruzione di una sacrestia attigua alla chiesa. I quadretti votivi narrano delle moltissime grazie ricevute dalla Madonna, catalogate con solerzia da don Cristoforo su diversi registri (!) di cui uno è ancora conservato nell’archivio parrocchiale di San Gottardo.
Devozione e passione vengono ben presto tradite dagli eredi di don Cristoforo che iniziano a dilapidare sia le elemosine sia gli arredi del santuario, allontanando i fedeli, amareggiati dai saccheggi di mobili e paramenti. Per porre rimedio alla defezione, il Tolani affida la gestione dell’oratorio al solerte e fidato commerciante Gianbattista Mazza che, alla morte del don Tolani, chiede l’intervento del Senato della Repubblica di Venezia per abolire ogni riserva di proprietà degli eredi del Tolani e affidare il santuario alle cure del figlio Domenico Mazza, come il padre, molto devoto al piccolo santuario. I fedeli riappaiono e così la piccola chiesa ritrova un aspetto solenne e dignitoso, anche grazie alla sistemazione voluta dal Mazza: il 21 novembre 1762 si posa la prima pietra del nuovo santuario, rinnovato nel gusto chiesastico verso un barocchetto arioso. Il progetto, affidato all’architetto Gaspare Turbini, termina 11 anni dopo. A coronamento dell’altare maggiore viene commissionato all’artista Sante Cattaneo un ampio dipinto con la Madonna del Patrocinio.
Domenico Mazza decide di commissionare gli ex-voto non solo a pittori bresciani, ma anche a noti artisti del Veneto, Emilia e Lombardia selezionati per la loro temporanea disponibilità nel capoluogo (come per il duo veneziano Zugno-Battaglioli, a Brescia per decorare il Ridotto del Teatro Grande), oppure contattati durante i suoi numerosi viaggi. L’elenco delle tele raggiunge quota 34 ma solo 19 riescono a conservarsi fino ad oggi. L’aspirazione di Domenico Mazza è quella di costruire una vera e propria pinacoteca d’arte secondo i gusti artistici del tempo e secondo criteri da vero collezionista. Quando alla sua morte, il 4 maggio 1796, il Santuario passa sotto la giurisdizione della parrocchia di San Francesco di Paola, riprendono le ostilità, questa volta tra il figlio del Mazza e i parroci. A causa di questo, dall’isolamento del luogo e dalla diminuzione dei roncari, l’800 diventa il secolo in cui inizia la progressiva decadenza del Santuario. Per evitare il depauperamento delle opere, gli ex voto superstiti vengono trasferiti nel 1972 presso il Museo Diocesano mentre la pala di Sante Cattaneo viene trasferita a San Gottardo (nel 1993 la chiesina e tutti i beni annessi passano definitivamente alla parrocchia del San Gottardo).