×
il Monte Maddalena
scopri Sentiero 9 Monte Maddalena

Sentiero 9

SULLE TRACCE DEI RONCARI

1 HOUR + 30 MIN WALK // 2 MIN READ // 2 MIN PIC VIEW

Un tempo il bosco era pulito. Potevamo camminarci a piedi scalzi! Adesso è vecchio, secco e pieno di rovi.*

Certi roncari raccontano di come, qui in Val Fredda e in Val Persane, i boschi fossero puliti, tanto da poterci camminare senza scarpe, perchè loro si prendevano cura stagionalmente del monte con vari interventi collettivi in una consuetudine di gesti partecipata e di grande utilità perchè il monte sapeva bene come dispensare i suoi frutti sia ai contadini sia ai loro animali.

I roncari liberavano i sentieri dalle foglie e dei rami (il patös) che servivano come letto alle bestie nelle stalle; i loro escrementi, insieme al patös, costituivano un concime organico impareggiabile per la coltura di vigne e orti. Operazioni come questa seguivano una logica naturale che non comportava lo sfruttamento del suolo nè lo spreco delle risorse ambientali: il monte era semplicemente sano, pulito e decisamente amato.

I sentieri della Maddalena, inoltre, veicolavano le bestie al pascolo verso i prati sulla sommità del monte. Quelle transumanze non si vedono più, se non quando, un paio di volte l’anno, un gregge di circa 700 pecore e capre viene trasferito dalla Val Camonica alle pendici della Maddalena, in zona Costalunga, per disciplinare la boscaglia che avanza.

Sono le loro tracce pittoresche che ci aiutano ad individuare la partenza del sentiero 9, là dove questi ungolati vegani si spingono a brucare. Siamo sopra Costalunga, in Via Monte della Valle all’altezza del ponticello sul torrente Garzetta, dove sorge Villa Lucchi. Qui iniziano sia il sentiero 9 sia il sentiero 8. Il 9 si stacca sulla sinistra del ronco al di sotto di Villa Lucchi, dal quale, per un breve squarcio, ci si inebria dell’orizzonte della città a ponente. Oltrepassato un ritaglio di vecchio asfalto, a mezza costa sulla dorsale occidentale della valle di Mompiano, ci viene incontro il bosco a convincerci del gran fascino del sentiero, ma anche della sua trascuratezza: alberi ed arbusti malandati rendono pungente l’assenza della buona custodia dei roncari. Ammantati di questa repentina selvatichezza, raggiungiamo la postazione informativa che inaugura il tratto del Sentiero naturalistico Astolfo Lunardi. Questa lingua di terra ospita altre sporadiche stazioni informative che ci raccontano del Medolo (affiorante sull’intero versante) e delle diverse tipologie di vegetazione arborea ed arbustiva che lo accompagnano, Frassino, Biancospino, Quercia, Castagno, Agrifoglio, Nespolo, Viburno, Carpino Nero, Sorbo e l’immancabile Robinia. Il Lunardi si interrompe al cospetto di un capanno da caccia in muratura e del suo solenne castagno. Siamo nel bel mezzo dei Ronchi Fiorentino: il sentiero sterza ora a destra affrettandosi a raggiungere Cascina Margherita, e assumere l’appellativo di Sentèr dei Ròcoi. Si affaccia infatti ben presto su un roccolo dalle sembianze di un grazioso praticello per immergersi nuovamente nel bosco e spuntare, dopo 10 minuti di salita, al bivio con il DH Margherita. Da qui in avanti procede pianeggiante, verso destra, diventando boschivo, selvaggio ma sempre molto ospitale. E’ il preludio all’arrivo, siamo sul lato nord-ovest di Cascina Margherita, qualche centinaio di metri più avanti confluisce il sentiero 5 proveniente dal roccolo Malga Rita e prima ancora dalla Valle delle Fontanelle. Al di là della recinzione della Margherita emergono i colori accesi delle arnie e, poco più avanti, la cascina signoreggia splendente dall’alto della sua esclusiva ed assolata esposizione.

*Quote: Michela Capra "Per seminare guardavamo la luna"


Lascia un commento

Write a Reply or Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

la maddala

maddalena brescia